Grandi opere e terremoti

Il terremoto, anzi i terremoti, degli ultimi anni hanno mostrato un aspetto del nostro Paese che va compreso e approfondito.
Migliaia di famiglie vivono in condizioni di emergenza in alberghi, container, camper e quant’altro.
La ricostruzione delle case e del resto dei fabbricati è lenta a finanziarsi e a farsi, la ripresa delle condizioni “iniziali” sembra inarrivabile.
Nel frattempo nuovi terremoti distruggono nuovamente altri paesi, città etc. E ricomincia l’emergenza..
Sebbene per pochi noti che ridono al sentire il terremoto (e il tintinnio dei soldi che arriveranno) per molte persone significa una tragedia e per molti luoghi significa la perdita della vita sociale e del tessuto comunitario che aveva contraddistinto quel posto.
L’Aquila è un esempio clamoroso di come non si sia ricostruito l’esistente e con le new town si sia smembrata una comunità.
Ma correre dietro alle emergenze non risolve il problema.
Lo risolverebbe invece un piano nazionale di messa in sicurezza di tutti gli edifici, dei fiumi e del terreno che oltre al terremoto sono stati compromessi dall’eccessiva edificazione figlia della speculazione edilizia.
A queste grandi necessità non finanziate e non pianificate, si contrappongono le cosidette “grandi opere”, le faraoniche costruzioni che da nord a sud, da est a ovest vengono finanziate, pianificate e quando lo necessitano anche difese militarmente.
La ferrovia TAV, Il gasdotto TAP, le trivellazioni in Adriatico, il ponte sullo Stretto fino al “nostrano” stadio della Roma con tutta la cementificazione annessa (con le dovute differenze), sono solo alcune, forse le più grandi e quasi sicuramente le più inutili.
Queste infrastrutture nell’occidente in regressione e col capitale in crisi, hanno modificato la loro funzione, da strumento (infrastruttura) funzionale al modello di sviluppo tecnico ed economico, quindi alla produzione industriale e alla distribuzione su mercati sempre più ampli, sono diventate esse stesse il fine, ossia il prodotto industriale da vendere per ricavarne profitto e non per l’effettiva utilità di ciò che si realizza, Sono “grandi” perché devono essere realizzate per la valorizzazione di grandi capitali e perché devono essere di competenza dei pochi attrezzati per realizzarle.
Il mercato nel quale vengono vendute queste grandi opere è però un mercato “speciale” “drogato”, è insieme a quello bellico una piazza in cui le necessità si “decidono” e non sorgono dai reali bisogni, quindi per farlo diventare bisogno e quindi spesa è sufficiente avere le persone giuste al posto giusto che decidano che sia necessario.
Sebbene sia sempre stato uno strumento della politica economica nazionale, il finanziare pubblicamente alcune opere anche al fine del rilancio dell’economia, oggi la realizzazione di queste “grandi opere” lascia sul territorio mostri inutili alla collettività accompagnato dalla devastazione ambientale.
Alcuni di questi progetti, per la valenza internazionale che hanno, non riescono nemmeno a svolgere la funzione di rilancio dell’economia, in quanto le imprese raramente vengono dai territori interessati, ma seguono logiche di cordate di capitale e quindi portano acqua al loro mulino.
Uscire dalla crisi economica, ambientale, sociale e dall’emergenza dei “disastri ambientali” si può fare solo con un idea di Paese e di Mondo che non può corrispondere al modello neoliberale della sfrenata rincorsa al profitto, la messa in sicurezza di cui l’Italia necessita sarebbe composta di migliaia di piccoli lavori, disseminati sul territorio e con una prevalenza di lavoro in manodopera rispetto a quello automatizzato che li rende “non convenienti” ai grandi capitali.
Di questo e di altro in merito vogliamo parlare nel Convegno su Grandi opere e necessità reali, principalmente con i protagonisti delle lotte popolari contro queste opere e il modello da cui sorgono.
Sabato 4 Marzo
dalle 16.00 alle 19.00
presso il Centro di Iniziativa Popolare
interverranno:
No TAV
No TAP
Trivelle zero Marche
Brigate di solidarietà Attiva
No ponte sullo Stretto
Ass. Cult Lu Trainanà
Centro di Iniziativa Popolare